I prati da fieno e le coltivazioni
Lungo i bordi della Riserva si estendono prati coltivati allo scopo di ottenere cibo per il bestiame domestico. Sono concimati verso la fine dell’inverno o l’inizio della primavera e falciati tre volte l’anno per produrre il fieno, mentre in autunno sono utilizzati per il pascolo. Sono costituiti da varie specie di graminacee, ottime per il foraggio, cui si uniscono numerosi fiori selvatici, come tarassaco, margherita, achillea, trifogli rosso e bianco, ranuncoli, veronica, viola tricolore, silene, salvia dei prati e molti altri. Oltre ad abbellire il paesaggio, quando l’erba è punteggiata di fiori variopinti, anche i prati da sfalcio costituiscono ecosistemi importanti per gli animali che frequentano la Riserva. Le piante erbacee sono alla base della dieta di vari animali, come la lepre comune, che frequenta i prati soprattutto al crepuscolo e di notte, mentre di giorno si rifugia nel folto dei cespugli, ai bordi del bosco. Le graminacee producono molti piccoli semi, che servono da nutrimento a numerose specie granivore, come il cardellino, che secondo gli esperti si ciba di almeno 152 tipi di piante diverse, ma che basa circa un terzo della sua dieta sui semi di varie specie di cardo. Anche i carnivori, infine, trovano nei prati da sfalcio una buona fonte di cibo. Ad esempio, il saltimpalo è un piccolo uccello con l’abitudine di posarsi in cima agli steli più alti e da lì osservare il terreno per scovare qualche preda, come piccoli insetti ed altri invertebrati, su cui piombare improvvisamente. Oltre ai prati da sfalcio, in alcune zone molto limitate della Riserva sono presenti altre coltivazioni, come campi di patate o qualche tratto di vigneto sul versante.